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Nel 2016 negli stati petroliferi ci sarà un cambiamento senza precedenti

A Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, il 9 ottobre 2013. (Ahmed Jadallah, Reuters/Contrasto)

Nel 2016 sarà interessante tenere d’occhio gli stati petroliferi che appartengono al Consiglio per la cooperazione del Golfo (Gcc), poiché hanno appena cominciato ad affrontare una sfida totalmente nuova, quasi esistenziale, che metterà alla prova la qualità dei loro stati e la loro integrità nazionale come non era mai successo prima. La questione che scatenerà questa storica resa dei conti sul senso di stato e di cittadinanza non è il futuro nucleare dell’Iran, il destino del gruppo Stato islamico (Is) o la dispendiosa guerra in Yemen. È l’improvvisa serie di dure misure d’aggiustamento fiscale che buona parte degli stati del Gcc hanno annunciato nelle ultime tre settimane.

Queste misure porteranno a una riduzione delle spese governative e all’aumento delle tasse e delle spese per i cittadini, diminuendo la portata dello stato sociale che, nelle ultime due generazioni, si è preso cura di gran parte delle necessità essenziali della maggioranza dei cittadini del Gcc. Il deciso e continuo calo del prezzo del petrolio è il principale motivo di queste misure, data la dipendenza degli stati del Gcc nei confronti delle entrate petrolifere e del gas, che rappresentano tre quarti o più dei loro bilanci statali, dando a loro volta impulso al settore privato. La maggior parte degli stati del Gcc hanno dunque dovuto attingere, quest’anno, alle loro ampie riserve per compensare i loro deficit di bilancio, che ha raggiunto quasi i cento miliardi di dollari in Arabia Saudita e i venti miliardi di dollari in Kuwait.

La maggior parte di questi stati ha anche annunciato delle misure per ridurre le spese e incrementare le entrate, per esempio emettendo delle obbligazioni, diminuendo le riserve, posticipando o cancellando alcuni progetti a finanziamento statale, aumentando le tasse alle aziende, introducendo un’imposta sul valore aggiunto (iva), tagliando i sussidi a gas, acqua ed elettricità, privatizzando alcuni servizi essenziali e addirittura introducendo delle imposte sul reddito.

La natura e la profondità stesse del rapporto tra governi e cittadini vengono messe alla prova come mai prima d’ora

Si tratta di un importante banco di prova per gli stati del Gcc poiché, per la prima volta nella storia recente di questi paesi, fatta di grande ricchezza, dovranno contribuire in maniera maggiore ai costi della costruzione statale e della loro agiata esistenza. La natura e la profondità stesse del rapporto tra governi e cittadini vengono messe alla prova come mai prima d’ora, poiché i servizi statali gratuiti o a basso prezzo, così come l’immissione di miliardi di dollari nel settore privato, stanno diminuendo e forse presto cesseranno del tutto.

I decenni di grandi spese successivi al 1974 hanno garantito a tutti i cittadini del Gcc una vita agiata, addirittura favolosa per alcuni, in termini di condizioni materiali. Le misure d’aggiustamento fiscale introdotte a tutto campo colpiranno ogni singola famiglia e attività economica del Gcc. La grande sfida che si prospetta riguarda il modo in cui i cittadini reagiranno alla riduzione del contributo dei loro governi alle loro agiate esistenze. I cittadini dovranno lavorare di più ed essere più inventivi, efficienti, dinamici e aver maggior spirito imprenditoriale per mantenere i loro livelli di vita, che finora dipendevano molto dalla generosità statale.

Cittadini responsabili

Sono due le questioni centrali che bisognerà osservare il prossimo anno: come i cittadini del golfo arabo si adatteranno alle nuove imposizioni fiscali nella loro vita e se l’aumento di tasse e tariffe che dovranno sostenere spingerà o meno alcuni di loro a chiedere maggiore rappresentanza e partecipazione nel processo decisionale, sia nella sfera economica sia in quella politica. La natura umana suggerirebbe che un’ampia maggioranza di cittadini risponderà in maniera positiva e realistica poiché, per la prima volta in maniera significativa, parteciperanno direttamente al processo di costruzione statuale. Niente del genere era mai accaduto nei paesi del Gcc né, per essere onesti, in alcuno stato arabo.

I cittadini arabi non hanno mai potuto davvero esprimere la loro opinione nelle decisioni di costruzione statuale poiché hanno pagato pochissime tasse, o addirittura nessuna, per finanziare lo stato. L’assenza di tassazione e di rappresentazione è rimasta un modello di costruzione statuale in tutto il mondo arabo poiché i profitti del petrolio o l’aiuto estero sono sempre stati a disposizione per pagare praticamente qualsiasi cosa. Contemporaneamente, negli ultimi quattro decenni, è andata costantemente crescendo un’enorme sottoclasse di persone povere e sottopagate che hanno sopportato i divari di sviluppo che i governi arabi non erano stati in grado di colmare.

I milioni di persone che emigrano sono il segnale più chiaro di un rifiuto di massa delle proprie condizioni di vita

Questo modello si è incrinato ed è crollato negli ultimi cinque anni come dimostrano, per esempio, le rivolte arabe e l’affermazione dell’Is e di altri movimenti islamisti radicali che sfidano apertamente l’ordine arabo predominante. I milioni di persone che emigrano all’estero legalmente o illegalmente sono il segnale più chiaro di un rifiuto di massa delle proprie condizioni di vita, anche a rischio di morire in mare.

Gli stati del Gcc stanno entrando oggi nelle prime fasi di una riconfigurazione dei rapporti tra stato e cittadini che ricorda quanto successo, tra il 1986 e il 1995, ad altri paesi arabi non dotati di risorse energetiche. All’epoca i bilanci statali vennero tagliati e le valute svalutate, i prezzi aumentarono e il tasso d’occupazione si ridusse.

La riconfigurazione del rapporto stato-cittadini che oggi molti abitanti del Gcc affronteranno può essere stimolante e costruttiva e può condurre a una sostenibilità e una stabilità di lungo periodo, se verrà gestita in maniera responsabile. Non è quello che è successo in alcuni stati arabi esterni al Gcc come Giordania, Siria, Egitto, Marocco o Yemen. La lezione di quegli stati dovrebbe aiutare i cittadini arabi del Gcc a gestire questo storico momento nel quale decideranno se stringere la cinghia e prendere parte alle sfide della costruzione statuale, oppure eviteranno ogni complicazione, trasferendosi semplicemente a New York, Toronto o Sydney.

Mi auguro che i cittadini degli stati del golfo gestiscano la loro transizione verso la responsabilità fiscale meglio di quanto hanno fatto altri stati arabi, anche per quanto riguarda due fondamentali processi: la creazione di progetti sostenibili di sviluppo nazionale e il coinvolgimento dei propri cittadini in attività che vadano oltre la semplice riduzione delle spese.

(Traduzione di Federico Ferrone)

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