Le bugie del Texas sull’aborto
Da quando Donald Trump è apparso sulla scena politica per guidare i repubblicani verso la terra promessa dei loro impulsi irrefrenabili, la destra statunitense si è ubriacata della libertà di mentire e di commettere azioni violente. Di solito chiunque appartiene alla società civile impone dei limiti alle proprie azioni in segno di rispetto per i diritti degli altri e per il bene comune. Questi limiti già vaghi però sono stati ampiamente superati da alcuni repubblicani di spicco – dal conduttore di Fox News Tucker Carlson al senatore Ted Cruz – e dai loro seguaci.
Abbiamo visto persone bersi delle bugie che vanno dal pizzagate (secondo cui dei leader del Partito democratico avrebbero partecipato a rituali esoterici e violenze su minori nella cantina di una pizzeria) alle fantasie complottiste del movimento Qanon, dal negazionismo del covid-19 alle bugie elettorali di Trump. Abbiamo visto i giornalisti maltrattati, i manifestanti antirazzisti di Black lives matter investiti con l’auto e intimiditi con le armi (almeno da Charlottesville in poi), i palazzi del governo assaltati, medici e consigli scolastici che parlano di salute pubblica minacciati e un complotto per rapire Gretchen Whitmer, la governatrice del Michigan, per aver imposto protocolli di prevenzione della pandemia.
La legge sull’aborto del Texas che la corte suprema a maggioranza conservatrice si è rifiutata di bloccare, anche se va contro i precedenti giudiziari, si basa su una montagna di menzogne. Il linguaggio che usa è un cumulo di falsità: ripete la storia, che ormai ci è diventata familiare, secondo cui gli embrioni di sei settimane sono feti e al gruppo di cellule che non è ancora un cuore e ancora non alimenta un sistema circolatorio viene attribuito un battito. Dietro questa idea ci sono altre bugie, secondo le quali le donne abortiscono perché sono avventate, lascive e ciniche e non, come avviene la maggior parte delle volte, perché la contraccezione non ha funzionato bene o sono state costrette ad avere un rapporto sessuale o per problemi medici, comprese le minacce alla salute della madre, le gravidanze insostenibili, i problemi economici e la responsabilità verso i figli già esistenti.
L’attacco ai diritti riproduttivi mira a rendere le donne meno libere; l’attacco al diritto di voto mira a rendere le persone non bianche meno libere
Ma la novità del disegno di legge del Texas è che invita i suoi cittadini a diventare vigilanti, cacciatori di taglie e spie. Questo probabilmente spingerà una donna che sospetta di essere incinta a comportarsi con la massima segretezza, perché chiunque può trarre profitto dalla sua condizione e chiunque l’aiuti, dall’autista al medico, è perseguibile. Questa legge rende la gravidanza un reato, perché rischia di criminalizzare anche le tante gravidanze che si concludono con un aborto spontaneo. Porterà le donne – in particolare quelle senza documenti, povere, giovani, sotto il controllo di coniugi o familiari violenti – a morire di gravidanze pericolose o aborti clandestini oppure a suicidarsi. Un vigilante che prende di mira una donna è disposto anche a vederla morire.
La posizione della destra sull’aborto è spesso vista come una contraddizione per uno schieramento politico che canta le lodi della libertà illimitata di fare quello che si vuole, compreso portare armi semiautomatiche in pubblico. Ma come l’attacco al diritto di voto in Texas, contemporaneo all’attacco ai diritti riproduttivi, è ovviamente un modo per espandere la libertà di alcuni togliendola ad altri. L’attacco ai diritti riproduttivi mira a rendere le donne meno libere e uguali; l’attacco al diritto di voto mira a rendere le persone non bianche meno libere e uguali; e alle donne non bianche spetta una doppia dose di ingiustizia.
Queste sono le logiche conseguenze dei timori di un partito che, qualche decennio fa, ha cominciato a vedere un paese sempre meno bianco e ha deciso di provare a cancellare i voti delle persone non bianche invece di conquistare il loro consenso. Il suo nemico non è solo il Partito democratico, ma la democrazia stessa. In questo mondo in cui alcuni animali sono più uguali di altri, qualcuno ha il diritto di stabilire qual è la verità più di altri, e anche i fatti, la scienza, la storia sono catene da sciogliere alla ricerca della propria versione della realtà da imporre agli altri, anche con la violenza.
Cosa è stato il tentativo di colpo di stato del 6 gennaio, se non una manifestazione in grande stile di questo progetto? Una montagna di bugie sul risultato delle elezioni è stata usata per istigare una folla di vigilanti non solo ad attaccare il congresso, ma anche a contestare la ratifica dei risultati elettorali e a minacciare di morte il vicepresidente Mike Pence e la presidente della camera Nancy Pelosi. La loro violenza è stata incredibile: uomini per la maggior parte di mezza età, per lo più bianchi, si calpestavano tra loro mentre urlavano e spruzzavano spray al peperoncino in faccia ai parlamentari e alle persone di guardia all’edificio.
I loro leader hanno detto bugie che hanno istigato alla violenza, bugie per giustificare quella violenza, bugie per negare l’esistenza di quella violenza e poi bugie per alimentare ulteriore violenza. Il capogruppo della minoranza alla camera, Kevin McCarthy, che sul momento aveva implorato Donald Trump di richiamare gli aggressori, in seguito ha cercato di sabotare le indagini. Come ha scritto il New York Times il 1 settembre: “Kevin McCarthy, il capogruppo repubblicano alla camera, ha minacciato rappresaglie contro qualsiasi azienda disposta a collaborare con la commissione del congresso sulla rivolta del 6 gennaio, dopo che la commissione ha chiesto a decine di società di conservare il numero di telefono e i post sui social network di undici parlamentari di estrema destra che hanno cercato di ribaltare i risultati delle elezioni del 2020”. In pratica sta cercando di impedire al congresso e alla gente di sapere cos’è successo.
Madison Cawthorn, il giovane deputato repubblicano al congresso della North Carolina che il 6 gennaio era in prima fila a istigare la folla, chiama i rivoltosi “prigionieri politici” e mente ancora sulle elezioni del 2020: “Se i nostri sistemi elettorali continuano a essere truccati, se si continuano a rubare le vittorie, non potrà che finire con uno spargimento di sangue”, ha dichiarato. Cawthorn, come il parlamentare della Florida Matt Gaetz, e come i giudici Clarence Thomas e Brett Kavanaugh, i cui voti hanno consentito l’approvazione della legge sull’aborto del Texas, in passato è stato accusato di molestie sessuali. Anche se uomini di tutto lo spettro politico sono accusati di crimini di questo tipo – il mese scorso la condotta di Andrew Cuomo ha portato New York ad avere la sua prima governatrice – nel caso dei repubblicani si tratta di coerenza ideologica. La premessa è che i propri diritti contano tanto che quelli degli altri non contano affatto, e questo vale per lo stupro, le politiche sulle mascherine e i vaccini e le morti per armi da fuoco degli ultimi anni.
Non si capisce se la destra sia così baldanzosa perché negli ultimi cinque anni l’ha sempre fatta franca o perché è disperata e sta giocando d’azzardo. Ma probabilmente sono vere entrambe le cose. Se gli Stati Uniti difenderanno la loro democrazia e proteggeranno il diritto di voto di tutti gli adulti, la destra continuerà a essere una minoranza sempre più ristretta. La sua unica possibilità di ribaltare la situazione richiede il ribaltamento della democrazia stessa. Per raggiungere questo obiettivo è disposta a usare la violenza e non ha più paura di mentire.
(Traduzione di Bruna Tortorella)
Questo articolo è uscito sul numero 1427 di Internazionale. Compra questo numero | Abbonati
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