La decisione dei democratici della camera statunitense di mettere in stato d’accusa il presidente Donald Trump passerà alla storia come il voto più importante di quest’anno al congresso, e forse il più importante di tutta la loro carriera.

Ma, se si parla della possibilità che il Partito democratico conservi la maggioranza alla camera anche dopo il 2020, il voto sull’impeachment potrebbe non essere stato il momento più importante della scorsa settimana. Negli stessi giorni in cui decidevano di mettere in stato d’accusa il presidente, i democratici hanno preso due decisioni politiche che potrebbero avere un grosso impatto nella battaglia per il controllo del congresso che si combatterà alle elezioni di novembre 2020: la prima riguarda l’approvazione della legge per ridurre il prezzo dei farmaci con ricetta; la seconda è la decisione di accettare la revisione del Nafta, l’accordo commerciale con Messico e Canada, voluta e ottenuta dal presidente.

Molti opinionisti e attivisti di sinistra sostengono che, trovando un accordo con Trump sul Nafta proprio mentre annunciavano gli articoli di impeachment contro il presidente, i democratici si siano contraddetti. In realtà questa decisione è facilmente spiegabile: molti parlamentari democratici, soprattutto quelli eletti nei distretti dove Trump ha vinto nelle elezioni del 2016, temono che potrebbero perdere il seggio se gli elettori dovessero pensare che siano ostili a priori nei confronti di Trump.

“Dobbiamo indagare su di lui quando non lavora per l’interesse del paese, ma dobbiamo anche lavorare insieme a lui quando è disposto a fare il bene della nazione”, ha detto Stephanie Murphy, parlamentare democratica della Florida.

Soprattutto nei sobborghi ai margini delle grandi città, il presidente potrebbe aver perso terreno nonostante la crescita dell’economia

I democratici sanno che durante il 2020 Trump farà di tutto per convincere l’opinione pubblica del fatto che il voto sull’impeachment è il frutto dell’estremismo dell’opposizione. E quindi sanno di dover dimostrare ai loro elettori che una volta eletti hanno fatto qualcosa di più che processare il presidente. E in effetti è proprio quello che hanno fatto. I procedimenti giudiziari di Trump hanno eclissato tutti i risultati positivi raggiunti dai democratici negli ultimi mesi. Il partito ha fatto approvare una serie di misure alla camera, tra cui: la proposta di legge per riformare il finanziamento delle campagne elettorali e stabilire standard nazionali per l’accesso al voto; la norma sui medicinali con ricetta; quella approvata all’inizio di dicembre per ripristinare elementi cruciali del Voting rights act (la legge del 1965 che proibisce la discriminazione razziale nel voto); l’Equality act, che vieta la discriminazione in base all’orientamento sessuale o all’identità di genere; la proposta di legge che legalizza la posizione degli immigrati entrati illegalmente nel paese quando erano bambini ( i cosiddetti dreamers); la proposta per la parità salariale delle donne e quella che condanna la decisione di Trump di abbandonare l’accordo sul clima di Parigi.

In tutti questi casi il partito ha votato in modo compatto, un fatto che riflette la determinazione dei leader del partito nel trovare accordi che siano accettabili sia per l’ala più radicale sia per quella moderata, che comprende i deputati eletti nelle zone rurali e in quelle nei sobborghi delle grandi città, a rischio di perdere il seggio a novembre. Secondo gli strateghi del partito, questi parlamentari baseranno la loro campagna elettorale sulla valorizzazione di alcune delle leggi approvate quest’anno alla camera, in particolare la legge per la riforma politica e quella per abbassare il prezzo dei farmaci. Inoltre sosterranno che la decisione di appoggiare il nuovo accordo commerciale con Messico e Canada dimostra che sono disposti a lavorare con il presidente.

Non è detto che questa strategia funzioni. Resta da capire se Trump riuscirà a conservare il favore degli elettori nei 31 distretti che lo hanno votato nel 2016 ma hanno poi eletto un parlamentare democratico. Soprattutto nei sobborghi ai margini delle grandi città, il presidente potrebbe aver perso terreno nonostante la crescita dell’economia statunitense. Un sondaggio nazionale della Quinnipiac university indica che un quinto degli elettori che approvano la gestione economica di Trump è comunque deluso dai risultati complessivi ottenuti dal presidente.

Tuttavia, lo stesso sondaggio rivela che il 99 per cento degli elettori che sostengono Trump è contrario all’impeachment, mentre solo l’81 per cento di chi non voterà per Trump sostiene la procedura per la destituzione. Questi numeri potrebbero spingere alcuni democratici eletti nei distretti favorevoli a Trump a votare contro l’impeachment.

Alcuni esponenti della sinistra restano convinti che la proposta di legge sul prezzo dei medicinali non sia sufficiente, mentre altri continuano a non digerire l’accordo con Trump sul Nafta. In ogni caso è chiaro che questi risultati stanno rafforzando la convinzione dei democratici più vulnerabili di poter andare avanti sulla via che porta all’impeachment. In particolare l’accordo sul commercio con Trump, per quanto sembri paradossale, potrebbe essere stato il passo decisivo per creare una maggioranza democratica che nei prossimi giorni farà di Trump il terzo presidente statunitense incriminato dalla camera.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Questo articolo è stato pubblicato sul sito del mensile The Atlantic.

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