Se nel passato si moriva a causa di proteste disperate, oggi in Italia si muore per disperazione sotto forma di protesta. Mauro Sari e Giovanni Guarascio sono solo le due ultime torce umane, vittime di un confuso e spaventoso “effetto Werther” mondiale che unisce uomini (sono quasi esclusivamente uomini) che hanno deciso di arrendersi di fronte a un sistema, a un paese o a una realtà. Arrendersi dopo aver urlato al mondo la propria rabbia per una vita trasformata in un’odissea, fatta ormai solo di momenti di dolore e disperazione.

Più di un anno fa, ad aprile, Enrico Mentana aveva messo in guardia contro una possibile ondata di suicidi per imitazione (l’effetto Werther, appunto) poco prima di trasmettere la notizia del dodicesimo suicidio di un imprenditore. Oggi non si dà nemmeno più spazio alla notizia, a meno che non si tratti di qualcuno particolarmente “privilegiato”, se lo si può definire così, per aver incontrato Beppe Grillo, fatto che in Italia vuol dire guadagnare automaticamente un titolo in prima pagina.

La morte

di Guarascio, avvenuta quattro giorni dopo il suicidio di Sari, lo stesso giorno in cui si è tolta la vita un altro imprenditore romano e qualche ora prima dell’eclatante suicidio a Parigi, un atto di pura ed estrema protesta, sono la sintesi ultima della disperazione che uccide senza distinzioni di appartenenza geografica o di età, così come è successo a Tommaso Piazza, 27 anni, da tempo disoccupato.

I mezzi di comunicazione li chiamano vittime della crisi. Sono vittime, certo, ma non della crisi. Sono vittime di un sistema economico (cieco) e di uno amministrativo (sordo) che insieme creano uno stato e una società che dovrebbero comporre una rete di sicurezza sociale. Ma la realtà ci insegna che l’uomo, il cittadino, o il singolo sono soli davanti a un sistema che crea disuguaglianza.

Vittime di un apparato, quindi, e non di una crisi. La crisi infatti è periodica e uscirne, per quanto non sia facile, è di gran lunga più semplice che cambiare il sistema.

Mauro, Giovanni e tanti altri di cui non sappiamo nemmeno il nome, forse avrebbero preferito fare altro. Non si sono suicidati, sono stati uccisi poco dopo essere stati paralizzati da un sistema e da un apparato che non è stato in grado di fornire alternative o soluzioni a una disperazione che ha ucciso ogni speranza. E uccide ancora.

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