Silvio Berlusconi non è né il primo né tantomeno l’ultimo leader politico a trasformarsi da parlamentare a pregiudicato condannato. E se è vero che in alta quota l’aria rarefatta danneggia la capacità di giudizio e di reagire, la stessa regola vale per l’aria che si respira nell’alta quota della politica. Potrebbe essere questo uno dei motivi dell’ormai diffusa sensazione di onnipotenza che porta a credere di poter far tutto senza pagarne le conseguenze.

A un certo momento giovedì, quando l’hashtag #sentenzamediaset era arrivato al secondo posto nella classifica mondiale, gli abitanti del pianeta Twitter si sono sentiti per un istante un fenomeno unico, il centro dell’attenzione mondiale.

Ma la particolarità di questa vicenda non è dovuta alla durata della battaglia giudiziaria né al numero dei processi. Piuttosto al fatto che in un mondo in cui sempre più paesi vedono i propri banchieri, politici, presidenti e uomini d’affari condannati, solo in Italia una condanna del genere è scortata da un vero e proprio esercito e diventa terreno per una campagna elettorale.

La fine del mondo è arrivata, ma stamattina poco sembra essere cambiato. Un’altra estate italiana deve comunque passare e con l’arrivo dell’autunno si vedrà.

Ieri su una spiaggia concentrata in attesa dell’auspicata sentenza definitiva, un giovane italiano ha cercato di capirla per poi spiegarla, riassumendo così un’epoca politico-giudiziaria che ha la sua stessa età: “Vedi”, balbettava in inglese davanti a una spaesata turista americana, “in Italia i ladri non vanno in prigione. In Italia i ladri rimangono a casa”.

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