Succede ogni anno più o meno nello stesso periodo: da genitori liberali, rilassati e sereni mio marito e io ci trasformiamo, non appena si avvicinano le feste, in perfide macchine di persuasione. Il nostro obiettivo è una battaglia persa in partenza: convincere i nostri figli a sostituire la festa di Natale con la festa di Hannukah.

Anche se per noi non è una vera e propria religione, una determinata, convinta e devota fede sembra essere l’unica cosa in grado di farci credere che un pesante candelabro di metallo a nove braccia (su cui viene accesa una candela ogni giorno) è bello quanto un albero pieno di luci nel centro della città. Anche se in molte piazze si trovano già anche dei giganteschi candelabri.

Ammetto che lo sfizio malizioso, tipico di entità divine, che fa celebrare le due feste quasi contemporaneamente, (per non parlare del Thanksgiving, che quest’anno cade esattamente in concomitanza con l’accensione della seconda candela della festa ebraica), mi è passato per anni completamente inosservato. Finché non sono diventata mamma di due bambini che chiedono spiegazioni. Per esempio perché nel salone di casa dei loro amici ci sono interi alberi decorati, mentre a loro viene ripetutamente chiesto di lasciare qualsiasi fogliolina o rametto raccolti al parco, altrimenti non entrano nemmeno in casa.

E allora millenni di storia, di “noi contro loro” e “loro contro di noi”, sono cancellati in un istante. Se a Natale tutti si impegnano a fare il regalo più gradito da lasciare sotto l’albero ai propri cari, noi siamo impegnati a coinvolgere più persone possibili intorno all’accensione del candelabro per otto sere di seguito. Anche sconosciuti.

All’inizio tutto sembrava sotto controllo: per ogni filastrocca natalizia imparata a scuola abbiamo risposto cantando ad alta voce due o tre canzoni di Hannukah. Mentre il grande di cinque anni per reazione ha smesso completamente di cantare, la piccola di tre, piena di buona volontà, di giorno canticchiava le rime ebraiche mentre di notte sognava Babbo Natale che accende le candele di Hannukah.

(via Facebook)

Il grande si accontenta per ora della storia di Hannukah e della rivolta dei maccabei, ma non appena cala il sole chiede di esser lasciato libero di giocare quanto gli pare, in nome del Natale o di Hannukah. Anzi di entrambi.

La questione si fa critica. “Li stiamo perdendo”, ho detto per richiamare l’attenzione di mio marito. “Urge un piano d’emergenza: lasciamo stare i dettagli storici, puntiamo sulla quantità”. Un regalo per ogni giorno di Hannukah! Ecco la soluzione last minute che faccio apparire di fronte agli occhi sbalorditi del papà.

I bambini sembrano essere d’accordo. Le vetrine sono già decorate, la piccola è felice e chiede se c’è una festa. Ne approfitto, confermo e dico che sono decorazioni per Hannukah. Dopo otto Barbie e altrettanti Batman, il grande mi stringe la mano mentre facciamo la fila alla cassa: “È bellissima questa festa: stasera accendiamo le candele e poi arriverà Babbo Natale a portarci altri regali!”.

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