Per Sos Tata non c’è più lavoro, licenziata o forse mandata in pensione da un nuovo modello: i princìpi del management studiati per le aziende e applicati alla famiglia. Le classiche discussioni d’ufficio davanti alla machina del caffè ora si fanno intorno al frigo di casa. E le lamentele si sciolgono in un cordiale sorriso quando l’amministratore delegato (della famiglia) richiama l’attenzione di tutti i presenti, convocando una breve riunire in salotto.
Recentemente la versione online del Wall Street Journal ha dedicato un lungo articolo proprio al fenomeno dei genitori in cerca di soluzioni sull’esempio quelle imparate in azienda.
E Bruce Feiler, grande sostenitore dei metodi di
improvement rivolti ai manager e ai loro team, li ritiene perfetti anche per il contesto famigliare e non a caso dedica all’argomento il suo ultimo libro rivolto alle famiglie impegnate nella ricerca della felicità.
Insomma, il modello ideato per migliorare la produttività all’interno delle aziende, si presenta all’uscio di casa e si accomoda in poltrona. Sempre più famiglie trovano queste quick solution, basate sul problem solving (obiettivi a breve termine e progetti da realizzare), una perfetta soluzione per mettere un po’ di ordine nella caotica vita famigliare e portare una maggiore produttività.
“Meno sforzi, più risultati” sembra essere il motto che spinge sempre più famiglie a incastrare infiniti piani di attività. E non è del tutto sorprendente vedere due bambini che cercano di sincronizzare le loro agende, anche se hanno solo cinque anni.
Di fatto sempre più famiglie - principalmente negli Stati Uniti e nella start up nation Israele - sostituiscono le Sos Tata con dei couch business convocando riunioni giornaliere intorno alla tavola apparecchiata per la cena, dove i litigi tra fratelli e le richieste di passare olio e sale sono messe temporaneamente da parte a favore di un brain storming in cui si cerca di fare quadrare la solita equazione tra risorse (tempo) e obiettivi da raggiungere: i problemi possono essere di carattere quotidiano organizzativo (per esempio il dono dell’ubiquità per essere presenti ovunque) o l’interrogazione del giorno dopo, con zero voglia di studiare.
I figli sostengono entusiasti i manager-genitori, anche se sono costretti ogni giorno a presentare i loro risultati e a pianificare al meglio gli step successivi, imparando così il sacrosanto concetto aziendale di priorità. Il tutto in un crescente sentimento di collaborazione e team working, tradizionalmente auspicati nelle aziende statunitensi. I piccoli doveri quotidiani, alias task o to do list, vengono affrontati partendo dal senso di responsabilità comune.
Probabilmente nella pausa caffè ci sono sempre i brusii e i pettegolezzi alle spalle del consiglio di amministrazione o dell’amministratore delegato della family company, e anche il finto sorriso di buongiorno quando il boss torna a casa. Almeno finché un applicazione ad hoc non riuscirà a monitorare gli umori dei dipendenti della family 2.0.
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