Dave Winer, Scripting News

Secondo Dave Winer le recensioni di tecnologia sono troppo superficiali. Ci vorrebbero giudizi più severi, come quelli dei critici cinematografici sui film.

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(Andrew Rich, Vetta/Getty Images)

Il New York Times recensisce molti film, da quelli delle case cinematografiche più importanti alle piccole produzioni senza una grande distribuzione. Film più seri, come Blue Jasmine di Woody Allen o The Counselor - Il procuratore di Ridley Scott, e film che si rivolgono a un pubblico diverso, come Piovono polpette 2.

In genere vado a vedere i film raccomandati dai critici del New York Times, e subito dopo corro a leggere la recensione: lo faccio sempre, attentamente, perché mi offre una prospettiva diversa, qualcosa in più su cui riflettere.

Il Times passa in rassegna un po’ di tutto: libri, ristoranti, arte, musica, teatro, televisione, moda, elettronica, architettura. Mi sento vicino al suo punto di vista sulle cose, perché ci sono cresciuto. Il modo in cui parla della creatività influenza tutto quello che faccio, soprattutto quello di cui mi occupo: i software.

Quando il New York Times ha cominciato a pubblicare recensioni sui software all’inizio degli anni ottanta, lo faceva con il suo tipico stile. Per me andava bene, perché creavo software per persone simili ai suoi lettori.

Ma a un certo punto il Times ha smesso di prendere la tecnologia sul serio. È come se facesse recensioni solo sui programmi televisivi del sabato mattina: serie come I Soprano o Breaking bad non avrebbero mai avuto successo se la critica non ne avesse parlato. Eppure oggi, rispetto ai software, ci troviamo in questa situazione.

Ovviamente non si tratta solo del New York Times: l’intera industria tecnologica considera i software come dei giochi per aiutare gli adolescenti a esplorare la loro età, e quindi di scarso interesse per chi ha una laurea, amici, figli, per chi una vita ce l’ha già e non sta aspettando di farsela.

Non c’è nulla di male nel guardare alla tecnologia dal punto di vista di un giovane, ma gli adulti sono per lo più tagliati fuori. Oggi se creassi un software, non saprei a chi rivolgermi per farlo recensire.

La tecnologia ha bisogno di creatività, non solo di denaro. Esattamente come succedeva nell’industria cinematografica all’inizio del secolo scorso. Ci occupiamo continuamente di tecnologia, ma mai dal punto di vista culturale. Ed è sconfortante che non se ne parli con intelligenza e profondità.

(Traduzione di Caterina Benincasa)

Dave Winer è uno sviluppatore e imprenditore newyorchese. Il suo ultimo progetto è fargo.io. Questo articolo è uscito sul suo blog con il titolo How the Times reviews tech today.

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