Negli Stati Uniti 45 milioni di cittadini non hanno l’assicurazione sanitaria. Se si ammalano, vengono curati comunque, non sono lasciati morire per strada. Ma ricevono dei conti salati che molti riescono a pagare solo vendendo la casa.
L’assistenza sanitaria pubblica negli Stati Uniti è composta principalmente da due programmi: Medicare e Medicaid. Il primo è un programma federale che rimborsa le spese mediche agli anziani. Il secondo è un programma misto, federale e statale, diretto ai poveri. La copertura varia da stato a stato (in alcuni esclude i poveri senza figli). La riforma di Barack Obama vuole aumentare il numero di assicurati, imponendo un obbligo individuale come quello previsto per chi guida l’automobile. I poveri ne saranno esentati.
L’obbligo ricadrà sulla fascia di popolazione che lavora con salari molto bassi e sui giovani, che sono la quota maggiore dei non assicurati. Per aumentare il numero delle polizze sanitarie sottoscritte, il governo favorirà la creazione di piani privati con regolamentazione pubblica.
Da questo punto di vista la riforma è un grande passo in avanti. Il punto debole è che non tocca i costi, l’altro grande problema della sanità statunitense: il 16 per cento del pil nazionale è assorbito dalle spese sanitarie. Gli sprechi sono enormi, soprattutto per il mancato coordinamento tra le strutture sanitarie e gli ospedali che, nel tentativo di scaricare gli uni sugli altri i costi delle cure sui non abbienti, finiscono per prolungare inutilmente i ricoveri. La riforma riuscirà solo se saranno ridotti gli sprechi.
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