Dall’inizio della recessione, nel secondo trimestre del 2008, alla fine del 2009 in Italia sono stati perduti 802.128 posti di lavoro. Secondo l’Istat, inoltre, ci sono 334mila persone in cassa integrazione.
Come calcolato su lavoce.info, il numero potenziale di lavoratori a tempo pieno in esubero è di 650mila. Se le imprese licenziassero queste persone invece di ridurgli le ore di lavoro grazie ai contributi dello stato e delle regioni, il tasso di disoccupazione salirebbe dall’8,6 per cento certificato dall’Istat all’11 per cento.
Questa situazione, già pesante, è aggravata dal crescente dualismo del nostro mercato del lavoro. Mentre il numero di posti con contratti a tempo indeterminato è leggermente cresciuto dall’inizio della recessione, gli impieghi a tempo determinato sono diminuiti dell’11 per cento.
Tra le maglie del parasubordinato le perdite sono state ancora più forti: -16 per cento, cioè quasi uno su cinque, tra i collaboratori coordinati a progetto. Nei prossimi mesi potremmo assistere paradossalmente a un aumento della quota di contratti temporanei e alla riduzione di quelli a tempo indeterminato.
Nella grande incertezza dell’economia le imprese che assumono lo fanno prevalentemente con contratti temporanei. La cassa integrazione, inoltre, non può continuare all’infinito. Per questo ci saranno anche lavoratori con contratti a tempo indeterminato che resteranno senza lavoro.
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