Il governo italiano ha stanziato 270 milioni di euro per il cosiddetto “decreto incentivi” di sostegno ai consumi.
In realtà l’esecutivo ha sbandierato la cifra di 420 milioni, ma 150 milioni sono fondi già stanziati che saranno usati in modo diverso dal previsto: 100 milioni vengono dal Fondo finanza d’impresa, introdotto con la finanziaria del 2007, e gli altri 50 da una riduzione delle risorse che avrebbero dovuto finanziare i crediti d’imposta a favore della ricerca.
Ma ci sono molti dubbi sulla copertura dei 270 milioni rimanenti. Le misure dovrebbero essere in gran parte finanziate dalle maggiori entrate che il governo prevede di incassare grazie alle norme antievasione contenute nei primi articoli del decreto. Ma, come osservano Silvia Giannini e Maria Cecilia Guerra sul sito lavoce.info, le entrate che derivano dalla lotta all’evasione sono, per loro natura, incerte nel se e nel quanto e non dovrebbero essere usate per finanziare spese certe.
Un altro problema è che ci sono troppe poche risorse per troppi obiettivi: sono infatti ben dieci i settori e diciannove le tipologie di beni che beneficeranno degli incentivi. Inoltre, accedere al contributo non sarà facile e solo pochi cittadini riusciranno nell’impresa. Infine, il decreto legge e le norme attuative non dicono niente sulla copertura di questi costi.
Insomma, è un decreto sbiadito, inutile sul piano economico, con costi da non sottovalutare. Ma è eccellente come tempismo: sarà solo un caso che sia stato varato pochi giorni prima delle elezioni regionali?
Internazionale, numero 841, 9 aprile 2010
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