Lamberto Cardia è presidente della Consob, l’autorità di vigilanza sui mercati finanziari, dal 2003. Sette anni sono un record. Grazie ai dati forniti da
lavoce.info, possiamo confrontare il suo lungo mandato con quello del predecessore, Luigi Spaventa, presidente dal 1998 al 2003.
Con Cardia lo staff della Consob è aumentato di 97 posti, mentre il costo medio per ogni impiegato, funzionario e dirigente è cresciuto da 96mila a 116mila euro all’anno. Il costo complessivo per il personale è aumentato di 22,9 milioni di euro. Questa lievitazione dei costi potrebbe essere giustificata da un aumento delle società quotate. Ma non è così. Nel periodo di Spaventa erano quotate in media 274 società, mentre con Cardia sono state 281, solo sette in più.
Allora sono cresciuti l’efficacia e l’autorevolezza della Consob? Se c’è una costante nell’azione dell’autorità in questi ultimi anni, è stata quella di agire con grande prudenza, limitandosi a dimostrare l’adempimento degli obblighi di legge (nei casi Cirio e Parmalat Cardia misura sempre l’azione della Consob sottolineando il numero di “atti di vigilanza”, come un generale che valuta una battaglia in termini di colpi sparati).
Ma è difficile rintracciare un momento in cui la Consob abbia voluto o saputo svolgere il ruolo di investors’ advocate (paladino degli investitori) come recita il motto della Sec, l’autorità della borsa statunitense.
Ora la presidenza sarà rinnovata, ma i recenti avvenimenti che hanno travolto altre autorità cosiddette indipendenti, come l’Agcom, non sono incoraggianti.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it