Il debito pubblico del Brasile è pari al 40 per cento del pil. Nell’ultimo decennio il colosso sudamericano ha fatto grandi progressi ed è uscito indenne dalla crisi che ha colpito i paesi “avanzati”.

Merito sicuramente della politica del presidente uscente Luiz Inácio Lula da Silva, che ha governato il paese per otto anni.

Come giudicare questa lunga presidenza dal punto di vista delle misure economiche? Il bilancio è largamente positivo: l’inflazione è stata contenuta, sono state accumulate riserve valutarie e sono state realizzate politiche macroeconomiche responsabili, seguendo il solco tracciato dalla precedente amministrazione Cardoso.

Le differenze rispetto al passato emergono sul lato della politica sociale e industriale. Sul primo fronte la principale novità è stata l’introduzione della Bolsa familia, una misura di sostegno al reddito che ha unificato i cinque sussidi esistenti, uniformando le procedure a livello nazionale ma tenendo conto delle differenze nella domanda di assistenza e nelle capacità amministrative a livello locale.

Gli effetti distributivi di queste misure sono stati molto positivi: oggi riceve un sussidio il 12 per cento dei cittadini, contro il 5 per cento del 2001. Inoltre la Bolsa familia ha aumentato la frequenza scolastica e la regolarità delle visite mediche.

Sul piano industriale, Lula ha realizzato una politica ambiziosa, con forti incentivi fiscali per le imprese che sviluppano innovazioni tecnologiche. Ne abbiamo beneficiato anche noi, visto che la Fiat produce ormai più vetture in Brasile che in Italia.

Internazionale, numero 866, 1 ottobre 2010

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