I fondi pubblici per l’università italiana nel 2011 sono stati ridotti di 1,35 miliardi di euro. È possibile che questo taglio sia ridimensionato in extremis dal maxi-emendamento alla legge di stabilità.
Ma non è chiaro come e con quali vincoli sarà distribuito il potenziale finanziamento aggiuntivo. D’altronde le università statali non conoscono ancora l’entità dei fondi stanziati nel 2010.
I soldi per la ricerca sono bloccati. A maggio sono state presentate domande per un bando di finanziamento pubblico della ricerca, ma non è stata ancora nominata la commissione di garanti che deve avviare il processo di valutazione. In assenza di una normativa di riferimento non è possibile bandire concorsi.
La valutazione della ricerca è ferma al 2001-2003, e quindi ogni ripartizione dei fondi tra gli atenei sulla base del merito ha perso qualsiasi riferimento credibile. La nuova Agenzia di valutazione della ricerca (Anvur) non è ancora operativa: non sono stati nominati i componenti del consiglio direttivo e ci vorranno anni prima che l’organismo funzioni.
Su lavoce.info Daniele Checchi e Tullio Jappelli sottolineano i costi dell’incertezza sulle risorse e sulle regole nell’università. Pagano i giovani che puntano sul nostro paese. Il governo ha parlato di dodicimila nuovi docenti universitari, ma poi ha ridotto la cifra a seimila, e un quarto non ha copertura finanziaria. La riforma Gelmini, che un governo agonizzante vuole far approvare al più presto, consiste in una serie di deleghe che forse saranno esercitate da un nuovo esecutivo e in un’altra legislatura.
Internazionale, numero 875, 3 dicembre 2010
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