Nell’Allegato infrastrutture alla finanziaria 2011 ci sono 27 opere definite prioritarie. Dalla promulgazione della legge obiettivo del 2001 le opere prioritarie sono prima passate da 19 a 9, poi sono arrivate a 182 e ora sono tornate a 27. Ma sono ancora troppe.

A causa dei vincoli di bilancio mancheranno a lungo i soldi per realizzare le opere previste. I tagli agli enti locali lasciano risorse solo per le grandi opere finanziate da Roma e penalizzano i piccoli progetti locali e le manutenzioni, per esempio quelle delle strade. Ci saranno ripercussioni non solo sul traffico e sull’ambiente, visto che la maggior parte degli spostamenti avviene all’interno della stessa regione o città, ma anche sull’occupazione, perché le piccole opere creano più lavoro.

Inoltre, come spiega Marco Ponti su lavoce.info, in seguito a una recente modifica legislativa d’ora in poi non si procederà per “lotti funzionali” (le parti di opera che, pur non completandola, hanno una qualche utilità: per esempio, il tratto percorribile di una linea ferroviaria o di un’autostrada), ma per “lotti costruttivi” (la costruzione di tratti che possono finire in aperta campagna ed essere comunque appaltati anche se l’opera non sarà mai finita).

Sarebbe meglio progettare ogni grande opera per fasi successive legate alla domanda e alla disponibilità finanziaria garantita per ogni lotto. Altrimenti avremo continue interruzioni dettate dalla periodica mancanza di risorse e opere inutilizzabili fino all’inaugurazione, quando forse saranno obsolete. L’Italia rischia di diventare la terra delle opere incompiute. Ma forse lo è già.

Internazionale, numero 876, 10 dicembre 2010

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