Nel mondo sono attive 443 centrali nucleari, che forniscono 2.600 miliardi di kilowattora all’anno, otto volte il consumo italiano e il 14 per cento dell’elettricità mondiale. Nell’Unione europea assicurano il 28 per cento dei consumi.

Quando si discute se uscire dal nucleare è opportuno rispondere a tre quesiti. Il mondo può fare a meno dell’energia elettronucleare? Forse, ma servirebbe una transizione molto lunga. Qual è il prezzo dell’uscita dal nucleare? Oltre a sopportare un costo economico, dovremmo allontanarci ancora di più dall’agenda per il clima, perché durante la transizione non si potrebbe evitare un maggior ricorso ai combustibili fossili. Come raggiungere un consenso sull’uscita? Al momento sembra impossibile. Di certo sarà necessaria una revisione generale degli impianti in funzione, quindi un rafforzamento degli standard di sicurezza e del relativo monitoraggio.

Queste misure dovrebbero convincere anche paesi che hanno posizioni diverse sull’uscita definitiva dal nuclea­re. Come fa notare Pippo Ranci su lavoce.info, se non si trova l’accordo e non si ha la pazienza per ricercarlo analizzando i fatti, rischiamo comportamenti assurdamente divergenti: il blocco della costruzione di nuove centrali (relativamente sicure) e il mantenimento in funzione di quelle vecchie e insicure (ma con i costi già ammortizzati e quindi economiche).

Tutto questo non basterebbe a evitare il rischio nucleare, ma farebbe crescere molto il rischio di deterioramento climatico. La peggior combinazione possibile.

Internazionale, numero 892, 8 aprile 2011

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