Gli incentivi al fotovoltaico comportano un debito implicito di quasi 90 miliardi di euro, circa il 5 per cento dell’intero debito pubblico. Nel 2010 sono stati spesi 820 milioni e quest’anno si arriverà a quasi tre miliardi. A pieno regime gli incentivi dovrebbero superare i quattro miliardi all’anno. Questi costi sono scaricati sulla bolletta elettrica, senza essere registrati nel bilancio dello stato.

Forse per questo gli ultimi governi non avevano fissato un tetto alle spese. Come fa notare Giorgio Ragazzi su lavoce.info, gli “oneri di sistema” pagati nella bolletta pesano più sui poveri che sui ricchi. Il costo per la collettività ha assunto dimensioni tali per cui sarà inevitabile una stretta sulle nuove installazioni. E per un paio di decenni potremo investire poco nel fotovoltaico, rinunciando ai benefici delle innovazioni tecnologiche.

Più saggiamente altri paesi europei hanno spalmato gli incentivi su più anni. Ma è anche vero che grazie a questa politica i nostri impianti fotovoltaici raggiungeranno una potenza pari a sette volte il totale installato in Italia alla fine del 2009, il quadruplo degli Stati Uniti e dieci volte quello della Francia. Bisogna stare attenti a non buttare il bambino con l’acqua sporca. Gli incentivi sono stati troppo generosi, ma il dibattito attuale offusca i benefici arrecati al nostro paese da una fonte rinnovabile come il fotovoltaico.

C’è poi l’obiettivo fissato dall’Unione europea di coprire un quinto del fabbisogno energetico con le rinnovabili entro il 2020. Ma è solo il primo passo verso un futuro rinnovabile al 100 per cento.

Internazionale, numero 897, 13 maggio 2011

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