Il ministro delle finanze greco Giorgos Papacostantinou ha annunciato un piano grazie al quale lo stato incasserà 50 miliardi di euro entro il 2015. Si tratta di un ambizioso programma di privatizzazioni concordato con l’Unione europea e il Fondo monetario internazionale.

Entro il 2013 arriveranno 15 miliardi grazie alla concessione ai privati del porto del Pireo e alla costruzione di un complesso turistico sulla costa ateniese. I restanti 35 miliardi di euro saranno assicurati da concessioni sulla gestione di aeroporti e altri porti marittimi, dalla vendita del 30 per cento della società telefonica Ote, dalla privatizzazione di società di servizi pubblici, dalla costruzione di altri complessi turistici, dalla parziale privatizzazione della Banca Agricola di Grecia.

L’Unione europea ha già approvato un’estensione di tre anni (fino al 2021) del prestito concesso dall’European financial stability facility (Efsf) e dal Fondo monetario, oltre alla riduzione di un punto del tasso d’interesse. La Grecia avrà anche la possibilità di vendere i suoi titoli di stato all’Efsf nel caso, molto probabile, che non riuscisse a collocarli sui mercati nel 2012.

Il piano permetterebbe di ridurre il debito della Grecia del 17 per cento. Ma ogni cessione di beni pubblici significa meno entrate future per lo stato. Come osserva Paolo Manasse su lavoce.info, l’unico modo con cui le privatizzazioni possono contribuire a risolvere i problemi della Grecia è rendere i beni privatizzati più redditizi rispetto alla gestione pubblica. È un’ipotesi alla quale, almeno per ora, i mercati non sembrano credere.

Internazionale, numero 901, 10 giugno 2011

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