Sono 67 le aziende che hanno usato la norma del decreto legge “incentivi” grazie alla quale è possibile chiudere rapidamente le controversie tributarie pendenti da più di dieci anni, a patto che l’amministrazione finanziaria abbia perso i primi due gradi di giudizio.

Il contribuente può chiudere la controversia pagando un importo pari al 5 per cento del suo valore. Lo stato ha così rinunciato a incassare 226 milioni di euro. Un bel regalo alle imprese interessate e in particolare alla Mondadori, di proprietà della famiglia del presidente del consiglio. Il gruppo editoriale ha risparmiato 173 milioni, pari a tre quarti del totale della sanatoria.

Si può parlare di legge ad aziendam? L’aveva chiamata così Maria Cecilia Guerra in un articolo per lavoce.info e questa definizione era stata adottata dalla stampa. Ad aziendam, perché le condizioni richieste per accedere alla sanatoria erano perfette per il contenzioso della Mondadori pendente in cassazione. Secondo alcune stime, calcolando interessi, indennità di mora e sanzioni, il gruppo ha risparmiato 350 milioni di euro. Grazie alle nuove norme la controversia è costata solo 8,6 milioni.

Marina Berlusconi, presidente della Mondadori, ha respinto la definizione: “Non è una legge ad aziendam, ma ad aziendas, perché restituisce certezze a tutto il sistema delle imprese. Se le leggi, come in questo caso, sono sacrosante, che cosa si vorrebbe, che le nostre aziende non le utilizzassero solo perché fanno capo alla famiglia Berlusconi?”. Chi ha ragione?

Internazionale, numero 921, 28 ottobre 2011

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it