Mentre l’attenzione dei mezzi d’informazione è concentrata sul tunnel della Val di Susa, nessuno sembra prestare attenzione alle sei grandi opere su cui il governo sta per decidere: il tunnel ferroviario del Brennero, la linea ferroviaria Milano-Genova (nota come “terzo valico”, essendoci già due linee sottoutilizzate), la linea alta velocità Milano-Verona, le linee ferroviarie Napoli-Bari e Palermo-Catania (tecnicamente non ad alta velocità, ma con costi unitari del tutto paragonabili) e il miglioramento della linea Salerno-Reggio Calabria (forse l’opera più sensata). Il costo totale previsto per queste opere supera i 27 miliardi di euro. Ma c’è il forte rischio che anche questi interventi possano rivelarsi un cattivo affare.

Come spiega Marco Ponti su lavoce.info, questi progetti ferroviari hanno alcuni tratti in comune: non sono stati resi pubblici i piani finanziari, non sono note le analisi costi-benefici e i loro finanziamenti non sono “blindati” (cioè non garantiscono il termine dell’opera). Inoltre, i benefici ambientali e occupazionali sono discutibili. È urgente un ripensamento che porti alla scelta di progetti meno costosi, realizzabili più rapidamente e quindi più utili alla crescita.

Ammesso che esista davvero un nesso forte tra opere pubbliche e crescita, è difficile contestare che molte piccole opere socialmente utili e dal costo ragionevole abbiano un’utilità sociale inferiore di poche grandi opere molto costose. Ma chi avrà il coraggio di dire di no a tanti “sogni nel cassetto” di politici, banche e costruttori locali, soprattutto in prossimità delle elezioni?

Internazionale, numero 943, 6 aprile 2012

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