I contributi dello stato ai partiti per le elezioni del 2008 ammontano a 475 milioni di euro. Purtroppo la proposta Alfano-Bersani-Casini si limita ad aggiungere qualche regola di trasparenza, evitando il problema vero: la dimensione delle risorse pubbliche messe a disposizione dei partiti. I dati mostrano che i partiti hanno speso per la campagna elettorale del 2008 solo un quinto dei finanziamenti ricevuti. Questo significa che si potrebbero ridurre dell’80 per cento i fondi per i “rimborsi delle spese elettorali”. Bisognerebbe collegarli al numero di voti effettivamente ricevuti e non agli elettori “potenziali”. Lo stato, inoltre, deve pretendere che le spese siano documentate, invece di elargire i soldi ex ante come fa ora.

Per stabilire il rimborso dovuto per ogni voto raccolto si può fare riferimento al partito più virtuoso. Secondo calcoli fatti da lavoce.info, in questo caso è la Lega, con una spesa accertata di 0,52 euro per voto. Con questi semplici princìpi, per le elezioni del 2008 la Lega non avrebbe ricevuto 7,30 euro per voto e anche gli altri partiti avrebbero dovuto adeguarsi al rimborso più basso. In tutto lo stato avrebbe risparmiato 443 milioni. Non pochi di questi tempi.

Oltretutto, i partiti sono associazioni volontarie a favore delle quali i cittadini possono fare donazioni, se documentate e trasparenti. Quindi, se non bastassero i soldi elargiti dallo stato, potranno comunque provvedere iscritti e simpatizzanti. Stabilendo, però, un tetto alle singole donazioni. Per evitare che qualche straricco si “compri” un partito.

Internazionale, numero 945, 20 aprile 2012

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