Secondo un sondaggio dell’Unione europea, poco più della metà degli italiani è soddisfatto del servizio sanitario nazionale. È una percentuale molto bassa, rispetto all’87 per cento dei britannici e al 91 per cento dei francesi. Solo portoghesi e greci hanno un’opinione peggiore.

Le maggiori critiche riguardano l’eccesso di burocrazia, la disorganizzazione endemica dei servizi, le lunghe liste d’attesa, le code in ambulatorio, la mancanza d’informazioni. Inoltre, continua a pesare l’ombra della “malasanità”: dai disservizi (talvolta con esiti drammatici) agli scandali per corruzione, fino alla doppia morale di medici e operatori ospedalieri. Gli italiani criticano anche l’ingerenza dei partiti nella nomina dei dirigenti.

Eppure, come spiega Vittorio Mapelli su lavoce.info, se è vero che le percezioni degli intervistati nei sondaggi sono negative, i dati sulla salute degli italiani sono migliori rispetto a quelli di molti altri paesi. Gli italiani hanno una speranza di vita tra le più alte al mondo (81,8 anni nel 2009, al terzo posto dopo Giappone e Svizzera) e un tasso di mortalità standardizzato tra i più bassi in assoluto (al quarto posto). Guardando anche ad altri indicatori sulla salute, l’Italia è sempre ai primi posti.

Certo, non tutto è necessariamente legato al servizio sanitario nazionale. Pesano stile di vita e alimentazione. Ma questi dati ci dicono anche che è bene non buttar via il bambino con l’acqua sporca. Eliminare le inefficienze è sacrosanto e va fatto subito. Ma forse questi anni di crisi sono anche il momento giusto per valorizzare le nostre eccellenze.

Internazionale, numero 948, 11 maggio 2012

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