La legge di stabilità appena varata non è a saldo zero come sostiene il governo di Mario Monti. In realtà, nel 2013 l’indebitamento aumenterà di circa 1,5 miliardi di euro. La riduzione delle aliquote irpef, infatti, è solo in parte compensata dall’abolizione di alcune deduzioni e detrazioni. E complessivamente il prelievo irpef si riduce di circa un miliardo.

Dal momento che spesso i beneficiari delle riduzioni e le vittime dei tagli sono le stesse famiglie, è difficile che l’operazione abbia effetti percepibili. Le riduzioni di spesa consistono principalmente nei soliti tagli alla spesa locale. La

spending review vale circa un miliardo e mezzo, una goccia nel mare dei capitoli di spesa che dovevano essere verificati. Dalla nota di Palazzo Chigi, inoltre, si apprende che su due terzi di questi la revisione della spesa non è neanche cominciata.

Ci sono anche nuove spese destinate principalmente alla cosiddetta detassazione della parte di salario legata alla produttività, una misura che in tutti questi anni non è riuscita a stimolare i contratti integrativi. Gli altri interventi (come quelli sul trasporto pubblico locale e le agevolazioni per gli autotrasportatori, oltre ad Anas e Ferrovie) sono rinnovi di vecchie disposizioni.

Nel complesso questa manovra è inutile, perché non migliora i saldi di bilancio. Anzi, li peggiora, anche se leggermente, e non realizza riallocazioni di spesa (o cambiamenti nella struttura del gettito) significative.

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