L’assegno mensile più alto che l’Inps eroga a un pensionato italiano è pari a 91.337 euro. Questa cifra è duecento volte l’importo di una pensione sociale, che oggi è di 442 euro. Il 5 giugno 2013 la corte costituzionale ha dichiarato illegittima la riduzione di questi superassegni, sostenendo che si tratta di diritti acquisiti grazie ad anni di versamenti contributivi. Ma sono diritti acquisiti o regali?
L’Inps non ha mai rivelato quanti contributi i beneficiari di queste “pensioni d’oro” hanno versato nel corso della loro carriera lavorativa. Invece bisognerebbe rendere noti sia i livelli delle pensioni d’oro sia i rendimenti impliciti che sono stati concessi dal sistema previdenziale pubblico ai contributi versati dai cittadini diventati in seguito pensionati d’oro e dai loro datori di lavoro. Solo così si potrà stabilire se i beneficiari di queste prestazioni milionarie hanno ottenuto il ricco assegno grazie ai contributi versati in anni di lavoro, oppure se si tratta semplicemente di generosi regali.
Il taglio (o prelievo) dovrebbe riguardare quei trattamenti che non solo sono superiori a una cifra massima prestabilita, ma che sono anche il risultato di una valutazione molto generosa dei contributi passati. Bisogna chiedere un contributo a “chi ha di più” e anche a “chi ha avuto di più”. Non è un’operazione di cassa, ma un problema di equità ridistributiva tra chi ha la stessa età e soprattutto tra cittadini di generazioni diverse.
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