Tutte le attività finanziarie del mondo valgono 269mila miliardi di dollari. La cifra comprende azioni, obbligazioni e crediti bancari. Secondo la Federation of european securities exchanges (Fese), in Europa si scambiano ogni giorno azioni per 21 miliardi di euro e obbligazioni per 43 miliardi. Si tratta di una base imponibile enorme. Per rendere più efficace la tassazione, servono provvedimenti che colpiscano l’intera piramide finanziaria senza far fuggire gli investitori.
Le leggi in vigore in alcuni paesi europei, tra cui l’Italia, si concentrano sulle transazioni con un’imposta proporzionale variamente modulata tra azioni, obbligazioni e derivati. Anche la Commissione europea sta pensando di tassare le transazioni: un’imposizione dell’1 per mille sui titoli e dell’1 per diecimila sui derivati potrebbe raccogliere tra i trenta e i 60 miliardi di euro all’anno.
Risultati più concreti e immediati, però, si otterrebbero puntando a un’imposta fissa e minima su ogni transazione. Come spiegano Salvatore Bragantini e Marco Onado su
lavoce.info, se la Tax on financial transactions (Tft) a cui sta pensando Bruxelles fosse modulata in questo modo, il gettito sarebbe di soli dieci miliardi di euro, ma diventerebbe un obiettivo più facile da raggiungere. L’ostruzionismo britannico verrebbe meno, perché la tassa avrebbe molto in comune con quella in vigore nel Regno Unito. La misura, inoltre, avrebbe già il merito di essere valida sull’intero territorio comunitario. Tutto questo, ovviamente, presupponendo un rapido avvio dell’unione bancaria, senza la quale ogni sforzo sarebbe vano.
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it