Non ho dormito all’ufficio postale l’ultima volta che sono stato a Napoli. Gli uffici postali fanno tanto secolo scorso. Non scriviamo più lettere, mandiamo email. Non spediamo pacchi per posta, usiamo il Dhl. La posta espressa? È stata sostituita dai fax. La fila per pagare le bollette? Adesso c’è internet. I telegrammi? Anche quelli non esistono più.
Le funzioni degli uffici postali stanno scomparendo, mentre gli edifici – enormi strutture al centro delle città – rimangono: vuoti, inutili, ma belli come sempre.
Riciclare gli uffici postali va di moda in tutto il mondo. Trent’anni fa, seduto sugli scalini della posta centrale di Singapore, leggevo le lettere che avevo appena ritirato al fermo posta. Il fermo posta è un altro servizio estinto, sostituito dagli internet café. L’ultima volta che sono andato a Singapore ho dormito alla posta centrale, che oggi è un albergo di lusso della catena Fullerton, dove una camera costa 250 dollari.
Anche a Sydney l’ufficio centrale delle poste, un residuo dell’epoca coloniale, è stato trasformato in un albergo, il Westin Sydney. Sempre in Australia, il palazzo che ospitava la posta centrale di Melbourne, costruito con i guadagni della corsa all’oro, oggi è un elegante centro commerciale.
Provate a cercare su Google “ufficio postale” e “riutilizzo” e scoprirete che metà dei vecchi edifici postali degli Stati Uniti sono stati convertiti in qualcosa di più adatto al ventunesimo secolo.
L’architettura della posta centrale di Napoli deve il suo stile più a Mussolini che alla spettacolarità coloniale o agli eccessi della corsa all’oro, ma è una struttura grandiosa in una splendida posizione. È anche quasi vuota e un po’ mal ridotta. Forse ci potrò dormire la prossima volta che vado a Napoli.
Internazionale, numero 685, 23 marzo 2007
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