Un tempo, se si faceva un lungo viaggio aereo, si poteva comprare un biglietto chilometrico e fare delle soste intermedie. Oggi i voli di linea non fanno quasi più fermate. Si può attraversare il Pacifico, dal Nord America alla Nuova Zelanda, senza fare neanche uno scalo.
Non c’è più bisogno di fermarsi in qualche atollo coperto di palme per fare il pieno di carburante. Lo stesso vale per i voli tra l’Europa e l’Australia, che prevedono un’unica sosta in una di queste città: Dubai, Singapore, Bangkok o Hong Kong. La diffusione delle compagnie aeree asiatiche low cost, però, potrebbe cambiare le cose.
Dall’Italia, con Air Arabia si può andare fino a Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti, e poi proseguire per Chennai (quella che un tempo si chiamava Madras) in India. Anche la Jazeera Airways, la compagnia aerea kuwaitiana, ha degli ottimi collegamenti con il Medio Oriente e l’India.
Una volta arrivati in India, si può prendere l’Air India Express per Singapore o la Tiger Airways per Darwin, nell’Australia settentrionale. Saltando su un aereo della Virgin Blue si possono invece raggiungere Sydney o Melbourne via Brisbane. Tutte queste fermate non fanno risparmiare soldi: un itinerario del genere può costare tra gli 800 e i 900 euro, più o meno quanto si paga con una compagnia di bandiera.
Né faranno risparmiare tempo. Prendendo un aereo della Emirates o della Singapore Airlines da Milano o da Roma, si arriva a Sydney in 24 ore. Con una compagnia low cost, tra coincidenze e cambi di aeroporto, ci mettereste quattro giorni, senza mai pernottare. Non fatelo per risparmiare soldi, fatelo se avete tempo. Sarà un viaggio più divertente.
Internazionale, numero 696 696, 8 giugno 2007
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