Le colonie non esistono più, giusto? La Gran Bretagna non ha più l’India, la Malesia, il Kenya, la Rodesia, e neanche Hong Kong. Anche le colonie spagnole non esistono più da tempo, e l’Italia ha perso la Libia e l’Etiopia. I portoghesi hanno abbandonato l’Angola e il Mozambico. Non c’è rimasto davvero più niente? Non proprio.

I francesi hanno perso il Vietnam e l’Algeria, ma sono quelli che oggi hanno più colonie: nel Pacifico c’è la Polinesia francese, la Nuova Caledonia e Wallis e Futuna. In Sudamerica c’è la Guiana francese. Nei Caraibi hanno la Martinica, St. Barthélemy e Guadalupe. Nell’America settentrionale, dalle parti di Terranova, St. Pierre e Miquelon. In Africa non hanno colonie ma è di stanza la Legione straniera. Al largo del Madagascar hanno l’isola della Réunion.

Ecco le colonie britanniche: Gibilterra, le Bermuda, le Isole Falkland (o Malvine, se siete argentini), e molti altri puntini sulla mappa del mondo, tra i Caraibi e l’Atlantico meridionale, come le Isole Vergini britanniche, Sant’Elena e Tristan da Cunha. Gli spagnoli si lamentano dell’enclave inglese nel loro paese (Gibilterra), ma anche loro hanno un paio di enclave nel vicino Marocco (Ceuta e Melilla).

Dopo la seconda guerra mondiale gli olandesi hanno perso l’Indonesia, ma hanno ancora delle isolette dei Caraibi: Saba, St. Eustatius, St. Marteen, Curacao e Bonaire. Perfino la Nuova Zelanda ha un paio di colonie: Niue e le Isole Pitcairn. Anche gli Stati Uniti ne hanno una manciata, tra cui Portorico, le Samoa americane, Guam, le Isole Vergini americane e la più famigerata di tutte: la baia di Guantanamo. Probabilmente molti direbbero che adesso anche l’Iraq è una colonia statunitense.

Internazionale, numero 697, 15 giugno 2007

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