Una delle leggi più famose dell’era digitale è quella di Moore, secondo cui la velocità di calcolo dei computer raddoppia ogni 18 mesi. I nostri cellulari hanno più potenza di quanta l’Ibm riuscisse a infilarne in calcolatore che occupava un intero edificio all’epoca in cui fecero la loro comparsa i primi computer.

Ogni lettera che ho scritto o ricevuto negli ultimi dieci anni è memorizzata sul portatile che porto quasi sempre con me. E sembra che presto potremo registrare e archiviare tutte le nostre conversazioni telefoniche.

Anche Ryan ver Berkmoes, uno degli autori storici delle guide Lonely Planet, ha inventato una sua legge sui computer: la legge di RVB sulla connettività alberghiera di internet. Afferma che più un albergo è costoso e meno è collegato.

I giovani viaggiatori cresciuti nell’era del computer si aspettano di potersi collegare a internet ovunque. Per questo gli alberghi economici e gli ostelli spesso offrono il collegamento gratuito. I grandi alberghi, invece, che puntano a una clientela più matura e facoltosa, non offrono alcun servizio, hanno una connessione scadente oppure la fanno pagare una fortuna.

Recentemente sono stato in un albergo di Londra da 500 euro a notte dove il collegamento a internet costava 30 euro all’ora, mentre lì vicino c’era un internet café che offriva un collegamento più veloce a cinque euro. In Africa molti alberghi ultramoderni hanno un collegamento a internet che non funziona affatto, mentre in quelli economici funziona perfettamente.

Nel business centre di un costoso albergo australiano ho trovato solo tre computer collegati a internet, mentre l’ostello in fondo alla strada ne aveva venti. È ora che anche gli alberghi di lusso si sveglino.

Internazionale, numero 700, 5 luglio 2007

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