È vero che i sedili della classe economica sono sempre più striminziti, ma in aereo c’è chi viaggia ancora più scomodo: i clandestini. Negli ultimi sessant’anni le autorità americane hanno trovato 75 clandestini sui voli in arrivo negli Stati Uniti, 59 dei quali erano morti.
La tecnica è semplice, basta nascondersi nel carrello un po’ prima che l’aereo decolli. A volte succede mentre l’aereo è già in fila sulla pista, qualche attimo prima della partenza.
Poi cominciano i problemi. Se il clandestino non viene schiacciato dal rientro del carrello, di solito muore per mancanza di ossigeno o per il freddo. Se ci vogliono una scorta di ossigeno e un abbigliamento speciale per raggiungere la cima dell’Everest, che speranze ci sono di sopravvivere ad alta quota senza vestiti adeguati?
Gli Stati Uniti non sono l’unica destinazione dei clandestini delle linee aeree. Molti arrivano anche in Europa dall’Africa e dall’Asia. Volando dall’Avana a Londra su un Boeing 777 mi sono ricordato che nel 2000 lo stesso volo della British Airways era arrivato all’aeroporto di Gatwick con i corpi di due adolescenti cubani nel carrello.
Uno era precipitato in un campo quando il carrello era stato abbassato. L’altro, che non era stato trovato, era caduto dall’aereo al decollo successivo. I ragazzi non avevano intenzione di andare a Londra, volevano nascondersi su un 777 dell’American Airlines che doveva percorrere i 367 chilometri che separano l’Avana da Miami. Forse a quel volo più breve sarebbero sopravvissuti. Ma nell’oscurità si erano arrampicati sull’aereo sbagliato.
Internazionale, numero 709, 7 settembre 2007
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