Cinquant’anni fa Mario Lodi spiegò a don Lorenzo Milani l’importanza formativa del costruire lettere collettive tra classi lontane per conoscersi a vicenda (e ne nacque poi tra l’altro Lettera a una professoressa). Oggi la rete rende più facili questi scambi, perfezionabili con la creazione di ambienti firtuali, “fisicovirtuali”.
Ma il contatto reale, quando è possibile, ha efficacia ben maggiore. Lo hanno sperimentato nei mesi scorsi venticinque allievi dell’Ecole des Mines di Nancy, che eccelle nella formazione di “ingegneri umanisti”.
Gli allievi della sezione informatica (i loro compagni erano andati in anni precedenti nella Silicon Valley e a Pechino) hanno scelto Kanazawa (ovest del Giappone), sede di industrie e scuole di robotica, anche grazie a un invito di imprenditori locali.
E hanno raccontato il loro viaggio giapponese in un blog e poi su Estrepublicain.fr (L’Est Républicain è un giornale molto impegnato a dar notizie dei rapporti mutui tra stampa e scuola). Prima di partire gli allievi sono stati guidati dai loro professori alla scoperta del Giappone reale, oltre gli stereotipi correnti in Europa.
Dall’emozione dell’atterraggio su un’isola artificiale alle visite a industrie, scuole e università di tecnologie avanzate, ai cibi inusuali, ai percorsi pedonali in mezzo agli incroci, alla dedizione di ciascuno al lavoro: in sette giorni un cumulo di memorie tattili, visive, olfattive, intellettuali. Contenti alla fine di rientrare nel trantran di casa, “mais nos souvenirs du Japon resteront, impérissables”.
Internazionale, numero 802, 3 luglio 2009
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