Anni fa uno studio di psicologi milanesi documentò il disagio crescente, spesso patologico, serpeggiante tra gli insegnanti italiani. Pochi mesi fa un rapporto Ocse-Iea, “Teaching and learning international survey”, sulla base delle risposte di un vasto campione di insegnanti di 26 paesi, ha precisato il contorno statistico internazionale di questo disagio.

All’origine c’è soprattutto la disattenzione di politici e istituzioni che chi insegna avverte intorno al proprio lavoro. Questa causa di disagio è lamentata dal 13 per cento dell’intero campione, ma dal 25 in Irlanda e Portogallo, e dal 50 in Spagna e Italia, quattro paesi cattolici. Dal campione Ocse pareva che in Francia le cose andassero meglio.

Errore: un’imponente indagine governativa apparsa in questi giorni rivela che anche tra gli insegnanti francesi la sensazione di disagio è andata crescendo negli ultimi mesi fino a superare il 50 per cento italiano e spagnolo. Commenta La toile de l’éducation: più che le cattive condizioni retributive e di lavoro, gli insegnanti lamentano l’assenza di riconoscimento della loro difficile professione. Di conseguenza un professore su tre pensa di abbandonare l’insegnamento.

L’attenzione sociale e politica non migliora immediatamente le retribuzioni o la sicurezza e la qualità degli edifici scolastici. Però è una loro condizione necessaria.

E potrebbe cominciare a dare a chi insegna la consapevolezza che qualcuno, negli alti palazzi dei potenti, è interessato a loro, alla scuola, alla cultura, al domani di tutti e non solo al prossimo turno elettorale.

Internazionale, numero 820, 6 novembre 2009

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