Robert J. Barrow e Jong Wha Lee dai primi anni novanta studiano le relazioni tra crescita dell’istruzione e sviluppo economico. Questa direzione di ricerca impegna da tempo anche alcuni economisti italiani e l’ufficio studi della Banca d’Italia.
Da ultimo, su committenza della Asian Development Bank, i due hanno studiato le relazioni tra istruzione e sviluppo in 140 paesi del mondo, a intervalli di cinque anni, tra 1950 e 2010. Lavoce.info ha pubblicato un breve, limpido, denso riassunto delle loro ricerche e ne ha già riferito Tito Boeri. Ma ci sono alcuni altri punti significativi per chi lavora nella e per la scuola.
1) Con buona pace dei Norberto Bottani e Milton Friedman, la scolarizzazione di massa è tutt’altro che “fallita”. Nel 1950 la popolazione mondiale aveva un’istruzione media di 3,2 anni (quasi esattamente il dato italiano del tempo), nel 1980 di 5,3 anni, nel 2010 di 7,8 anni. 2) Resta forte il divario tra i paesi ad alto reddito, dove l’indice è salito da 6,2 a 11, e i paesi a basso reddito, dove è aumentato da 2,1 a 7,1. 3) Il ritorno sul reddito è alto nei paesi avanzati, è meno di metà nell’Africa subsahariana e America Latina: non di sola scuola vive lo sviluppo. 4) Corollario e conferma: la correlazione crescita d’istruzione-reddito si accentua se, sulla ovvia base dell’istruzione primaria, si sviluppano quelle secondaria superiore e universitaria. Limitare accessi e risorse alle università con giustificazioni di bilancio è una canagliata demenziale.
Internazionale, numero 849, 4 giugno 2010
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