Sull’educazione sessuale a scuola circolano molti aneddoti, indice di qualche disagio che accompagna un po’ dappertutto la materia. Tra le storie vere (parrebbe) c’è l’indagine psicopedagogica nelle scuole tedesche, dove l’educazione sessuale si è generalizzata dal 1970. Alla domanda su quale sia la materia scolastica preferita, un ragazzino risponde sicuro: “L’educazione sessuale”.
L’intervistatore gli chiede cautamente perché e il ragazzino: “È l’unica per cui non mi danno da fare compiti a casa”. Ma non tutti la pensano come il ragazzino. In diversi paesi anglofoni prevale un orientamento conservatore e limitativo, negli Usa sono finanziati di preferenza i programmi che mirano a educare all’astinenza prematrimoniale e non quelli cosiddetti “completi”, preferiti invece in California e in diversi stati dell’ovest.
In Francia, dove è insegnata dal 1973, le difficoltà persistenti della materia hanno spinto a creare un buon sito per genitori, insegnanti e adolescenti. Quasi dappertutto i nodi sono raccomandare o no preservativi e contraccettivi, parlare o no dell’omosessualità. Infuriano indagini campionarie contrapposte. Ma pare certo che la percentuale di ragazze madri tocchi il 9 per cento nei paesi meno disponibili all’educazione sessuale completa (Usa, Regno Unito, tranne la Scozia, Canada) e scenda invece sotto l’1 in Belgio, Paesi Bassi e Svezia. Qui dal 1956 i molti aspetti della sessualità sono trattati senza remore e appropriatamente nei diversi insegnamenti.
Internazionale, numero 861, 27 agosto 2010
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