Mediamente in Italia e non solo in Italia le donne in politica parlano poco e agiscono in modo incisivo. Angela Merkel è un buon esempio probabilmente anche per parecchi altri aspetti, certo lo è in materia di politica scolastica.

Qui già una volta si è ricordato che, quando sono stati resi noti i mediocri risultati degli adolescenti tedeschi nell’ultima indagine internazionale Pisa, la cancelliera si è affrettata a convocare i Länder, padroni in Germania delle politiche dell’istruzione, per predisporre azioni che migliorino l’efficienza delle scuole. Non è stato un intervento isolato.

Nel maggio scorso Angela Merkel, come altri capi dell’Unione europea, ha predisposto un piano di tagli di 10 miliardi alla spesa pubblica fino al 2016 e ha rinviato la riduzione delle imposte care ai liberali del suo governo. Ma nella stessa manovra ha destinato oltre 13 miliardi aggiuntivi al comparto istruzione e ricerca, e ha dichiarato che istruzione, ricerca e anche asili e scuole dell’infanzia sono “un’area strategica per il futuro del paese”.

Vero, non solo per la Germania, e lei ne tiene conto e si regola di conseguenza. Due mesi prima era andata in Turchia per discutere con Erdogan delle scuole tedesche in Turchia e soprattutto della scolarizzazione dei bambini turchi in Germania, dove i turchi sono tre milioni, e in particolare dello stato del loro apprendimento del tedesco, ma anche del turco da parte dei compagni di classe tedeschi. E assai spesso va a visitare di persona le scuole.

Internazionale, numero 875, 3 dicembre 2010

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