Christian Eccher, uno dei tanti dottori di ricerca senza ricetto in Italia (il nome no, ma lui è italiano), migrato in altre terre insegna ora italiano in un’università slovena e vaga, quando può, negli altri paesi slavi ed ex sovietici, imparando lingue e occupandosene per giornali sloveni. Nei mesi scorsi è stata per lui la volta del Kirghizistan, paese islamico sunnita, ex sovietico, bilingue russo e kirghiso (un ramo del turco), pienamente scolarizzato dagli anni trenta.
“Ora mi sto occupando della situazione degli insegnanti in Kirghizistan e pensavo alla sua rubrica su Internazionale”, scrive Eccher. “Magari il Kirghizistan le interessa! Gli insegnanti della scuola ottennale e superiore sono in sciopero da quasi un mese per via degli stipendi bassi. Lo stipendio medio kirghiso è di 70-100 euro al mese, la soglia di sopravvivenza, secondo il quotidiano Vecernji Bishkek, è intorno ai 70 euro mensili, ma a me sembra che con meno di 200 euro non si arrivi a fine mese. Un insegnante agli esordi guadagna al mese duemila som (30 euro), un anziano 4.400 som (68 euro), a patto che lavori in più scuole. Conseguenze: nelle scuole regna la corruzione. Sotto Bakiev, il dittatore cacciato nell’aprile scorso, era normale che chi voleva la promozione pagasse la tangente al professore. Da qualche mese la presidente della repubblica Roza Otunbaeva è riuscita a frenare il fenomeno. Ma i giovani insegnanti preferiscono emigrare andando a insegnare in Russia e restano scoperte intere classi”.
Internazionale, numero 886, 25 febbraio 2011
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