Eurobarometro sta per pubblicare i dati dell’indagine 2011 sulle competenze linguistiche degli europei. Intanto da tempo ha reso nota una ricerca sugli europei che fanno acquisti attraverso la rete. Nel gennaio 2011 è stato studiato un campione di 13.500 utenti di internet, 500 per ogni stato dell’Unione. Come ci si poteva aspettare dalle precedenti indagini generali di Eurobarometro, arrivano al 55 per cento le persone capaci di attingere informazioni usando una lingua diversa dalla propria nativa. Ma quando si viene al dunque di un vero acquisto la percentuale crolla: quelli che lo fanno servendosi di una lingua straniera sono appena il 10 per cento. Il 90 per cento, anche se dichiara di conoscere discretamente altre lingue, preferisce fare acquisti attraverso commissioni nella propria lingua.

Il dato dovrebbe spingere alla riflessione quanti hanno una visione puramente strumentale del linguaggio e quindi anche dell’apprendimento di lingue straniere. Non bisogna stancarsi nel promuovere almeno un primo livello di conoscenza di altre lingue, ma bisogna anche avere chiaro che il livello strumentale va bene solo in circostanze relativamente banali. Per le cose di cui avvertiamo l’importanza e la complessità, il possesso di una lingua deve farsi possesso di una cultura altra, di un altro modo di vivere e sentire, come raccomandavano anni fa due grandi studiosi, Henri Meschonnic e Harald Weinrich. Altrimenti è ragionevole che ci si affidi alla propria lingua del cuore.

Internazionale, numero 954, 22 giugno 2012

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