Riaprono le scuole anche nel Regno Unito. Michael Gove, ministro dell’istruzione, dovrebbe fare un marameo all’ortodossia politica di destra e smetterla di alimentare la “costante retorica del declino” dell’istruzione. Così si augura Matthew Taylor, un commentatore politico già collaboratore di Tony Blair (Guardian, 2 settembre). Questa retorica mina il lavoro della scuola. Ed è oggettivamente falsa, apre solo la strada a politiche di riduzione degli investimenti.
La questione non è solo britannica. Per contrastare la stessa retorica si succedono in Francia interventi informati, a partire almeno dal libro di Christian Baudelot e Roger Establet, Le niveau monte. Per difendere noi stessi e la scuola dall’infezione dell’ottusa mitologia della decadenza un antidoto è leggere il rapporto (ora interamente in rete) di Robert J. Barro e Jong-Wha Lee sui livelli scolastici nel mondo.
Tra 1950 e 2010 la scolarità ha fatto progressi enormi in tutti i paesi, in quelli inizialmente già ricchi (con sei o sette anni medi di scuola a testa, oggi dodici) e in quelli poveri e scolasticamente sottosviluppati come gli africani o come era l’Italia del 1950 (tre anni di scuola a testa, ora dodici). Un numero crescente di ragazze e ragazzi, in molti paesi ormai la totalità, è andato a scuola. Figli di analfabeti sono entrati nei licei perbene. Diamoci da fare per non perderli e se vogliamo che studino al meglio. Ma via, per favore, la falsa sciocca storia del declino.
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