Il Times Higher Education (The) e la Reuters hanno pubblicato il 4 ottobre la classifica 2012-2013 di quattrocento università che primeggiano nel mondo tra seimila prese in considerazione. È ancora (qualcuno ha detto) “una storia americana”: le università degli Stati Uniti dominano come nelle puntate precedenti. Però emergono delle novità. Harvard non è più al primo posto, come nel 2010, ma come nel 2011 è scavalcata da CalTech, l’università di tecnologia della California. È il segnale di una tendenza diffusa: guadagnano posti le università specializzate rispetto alle generaliste.
Negli Stati Uniti perdono posizioni le università pubbliche, che risentono della contrazione di finanziamenti statali, e guadagnano le private, che si muovono in un orizzonte più certo, meno soggetto alle crisi economiche e a scelte dei mandarini pubblici. Nel complesso la storia è ancora americana, ma già a guardare le prime posizioni si nota l’ascesa di università britanniche: Cambridge resta al settimo posto, ma Oxford passa dall’ottavo al secondo e il London imperial college dal decimo all’ottavo.
Continua l’ascesa di università giapponesi, cinesi e di alcuni paesi europei: Svizzera, Olanda, Germania (qui, secondo The e Reuters, pare funzionare la politica che favorisce lo sviluppo di settori eccellenti). Accanto ai criteri più oggettivi è ormai imponente il contributo delle valutazioni di specialisti, 31mila da 149 paesi. Tra le università di recente istituzione Milano Bicocca ha un ottimo piazzamento.
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