L’Economist ha pubblicato la classifica 2012 dei cento migliori master in business administration (Mba). Quelli degli Stati Uniti primeggiano, ma tra i primi cento sono solo 49, gli altri sono di altri paesi: 14 Regno Unito, 6 Francia, 5 Canada, 4 Australia, 3 Hong Kong e Spagna (al nono posto il master dell’Opus Dei a Barcellona), 2 Germania e Svizzera (Imd di Losanna al decimo posto), poi altri paesi, tra cui l’Italia (settantesima la Bocconi). La classifica dell’Economist è più varia di quelle del Times e non parla solo american english.
Chi ha pieni i computer delle classifiche di università fatte con criteri oscuri o, se chiari, unilaterali e incompleti, trova però interessante che qui i criteri siano multipli e tutti espliciti e chiari. Eccone alcuni: diversità delle imprese che partecipano al reclutamento; diversità di nazionalità degli allievi e loro lavoro e stipendio a tre mesi dal master; aumento e percentuale di aumento per chi già lavorava prima del master; percentuale di docenti con Phd; lingue curricolari (spesso due, quattro, cinque); percentuale di allievi full time e di donne; età media, grado di cultura (ah, Tremonti!), preparazione scolastica e punteggio medio degli allievi in ben pensati test di preparazione generale: tre ore complessive per saggiare abilità di scrittura analitica su un tema, ragionamento integrato (12 domande), calcolo e
problem solving (37 domande), lingua, cioè comprensione dei testi, ragionamento critico, correttezza delle frasi (41 domande).
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