In Belgio, nelle scuole cattoliche si insegnerà religione islamica. Così, con molta semplificazione, in qualche giornale ha circolato e suscitato discussioni una notizia nata da un fatto reale. Il 21 ottobre scorso all’università di Lovanio nella relazione conclusiva del congresso nazionale delle scuole cattoliche Étienne Michel, direttore generale dell’organizzazione, ha affermato che una buona scuola cattolica deve definirsi per il suo progetto, non per il suo pubblico.

E se interculturalità e tolleranza sono parte del progetto Michel ne deriva che, specie dove gli allievi islamici sono la maggioranza, sarebbe giusto che le scuole cattoliche offrissero loro un insegnamento confessionale nella loro religione.

La proposta è stata accolta male dalle autorità religiose del paese, informa La Croix del 23 ottobre: nei paesi islamici ci si guarda bene dal prevedere corsi di religione cristiana nelle scuole. I vescovi però riconoscono che in Belgio, come del resto in Francia e altrove, va affermandosi una tendenza: gli islamici scelgono sempre più spesso le scuole cattoliche perché vi trovano una tolleranza spesso assente nelle scuole pubbliche.

Nella variegata mappa europea dell’insegnamento scolastico religioso si prospetta così una nuova variabile, già presente in Germania: insegnamenti religiosi confessionali in parallelo nelle stesse classi e scuole. E se invece a tutti, credenti e no, si offrissero non catechismi, ma la lettura comune e diretta di Bibbia, Vangeli, Corano?

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