Una volta al governo, i socialisti francesi hanno voluto subito onorare l’impegno per la scuola e l’università che ha animato preparativi e sviluppo della loro campagna elettorale. E così sono state portate in parlamento due leggi.

La prima, dovuta al ministro Vincent Peillon, a lungo minutamente discussa è stata infine approvata con poche modifiche dal parlamento il 16 marzo scorso. Una vittoria, anche personale, per il ministro. Da parte sua la ministra Geneviève Fioraso ha presentato la legge di “orientamento” delle università: approvata per ora dal consiglio dei ministri e passata al vaglio del consiglio di stato, andrà in parlamento il prossimo 26 maggio.

Entrambe le leggi vogliono rafforzare la capacità di reale inclusione culturale, civile e sociale del sistema di istruzione. Entrambe si presentano come leggi complessive, totalizzanti. In questo paiono contraddire un risultato della commissione guidata da Claude Thélot, sintesi del

grand débat national che si è svolto in Francia nel 2003 e 2004.

In società democratiche, sindacalizzate, ricche di articolazioni autonome, l’irriducibile complessità del sistema educativo richiede, perché sia davvero rinnovato, non leggi generali, destinate nei fatti all’insuccesso, ma “azioni” singole indipendenti, ciascuna con un obiettivo ben individuato. In effetti le due leggi entro la cornice generale dipingono un quadro di deleghe attuative che ai ministri permetterà, se vorranno, di perseguire proprio le “azioni” care a Thélot.

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