Jan Sadlak, presidente dell’International ranking expert group (Ireg), ora Observatory on academic ranking and excellence, parlando a Roma il 2 maggio ha già anticipato gli orientamenti del forum di Varsavia sui criteri per avere migliori classifiche e graduatorie delle università del mondo. Sadlak ha messo in discussione le classifiche che si contendono il mercato: Arwu di Shanghai, attiva dal 2003; le spagnole Webometrics e Scimago; Quacquarelli Simonds e, dal 2009, Thomson Reuters del Times High Education. Non ha citato, ma pare aver tenuto in conto, le critiche a queste classifiche mosse da varie parti e in particolare da un’impresa alternativa, quella di Washington Montly e del Community college survey of student engagement (Ccsse).

Come qui abbiamo ricordato tempo fa, rispetto ad altri classificatori Ccsse vuol mettere in primo piano la qualità di vita e formazione degli studenti. Se questa è assunta tra i criteri e le si assegna un discreto peso, Ccsse mostra che i rankings più accreditati ne escono sconquassati, almeno per quanto riguarda le università degli Stati Uniti.

La risposta dell’Ireg è costruire un ranking non solo multidimensionale, fondato su parecchi criteri differenti, ma anche relativizzabile a seconda delle esigenze degli utenti. A questi i dati saranno offerti in modo tale che sia possibile far variare il peso assegnato a ciascun criterio (qualità scientifica dei docenti, risorse, premi Nobel, apprendimento) e poi vedere l’effetto che fa.

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