L’Adi, Associazione docenti italiani, ha pubblicato nella sua rivista online un dossier sulla professione docente. È un’antica e sacrosanta idea dell’Adi: quella di insegnante è una professione difficile da costruire e alimentare per i singoli e per i paesi, ma socialmente decisiva come quelle di medico o magistrato o giornalista. Apre il dossier un’ampia, serrata e brillante relazione di Andy Hargreaves. Di Hargreaves, britannico, ora professore a Boston, nel 2005 Erickson aveva tradotto un libro scritto, secondo il solito dell’autore, in collaborazione con altri: Cosa vale la pena cambiare nella nostra scuola?
Negli anni seguenti è emerso sempre più nettamente il nodo centrale: non si riesce a mantenere o rinnovare una buona scuola se un paese, una classe dirigente, non decide di investire non tanto e solo danaro per le retribuzioni, ma idee, impegno, stimoli perché si formino docenti di qualità. Sono loro gli “intellettuali organici” del “moderno principe” di cui parlò Gramsci, l’educatore che Hargreaves dichiara di preferire. L’impegno individuale di studio, tirocinio, passione non basta.
Ci vuole un principe, una classe dirigente che, come in Finlandia negli anni ottanta (ma, aggiungiamo, anche in Corea o nel Giappone del 1870), sappia e voglia decidere di investire nello sviluppo del “capitale professionale” degli insegnanti, fatto di capacità personali e di consenso sociale e autonomia decisionale di ciascuna scuola. Classe dirigente distratta, scuola inefficiente.
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