A Parigi il 29 gennaio è stato presentato l’undicesimo rapporto Unesco sull’Ept (educazione per tutti): “Insegnare e apprendere: raggiungere la qualità per tutti”. Cinquecento pagine di dati e analisi critiche su duecento paesi del mondo concludono che il nodo decisivo continua a essere come attirare le persone migliori nell’insegnamento.

Ma, pochi pae­si a parte, chi insegna pare trovare incentivi solo in se stesso. Ana (Perù): “Un motivo per diventare una buona insegnante? Essere agente attivo del cambiamento indispensabile perché il mio paese combatta discriminazione, ingiustizia, razzismo, corruzione e povertà”. Lea (Filippine): “Mi motiva la gioia d’esser capace di ispirare gli altri perché trovino la loro identità e diano il meglio di sé”.

Darwin (Ecuador): ” Mi motiva sapere che ho la possibilità di trasformare la vita predeterminata di quanti vengono dalle classi più povere del mio paese”. Laura (Regno Unito): “Tutti hanno il diritto di saper leggere e far di conto e di avere uno spirito critico, il diritto d’imparare per il piacere d’imparare, di avere un lavoro ed essere autonomi. L’educazione è necessaria per arrivarci. E sento che questo è impossibile se non do il meglio di me”. Fwanshishak (Nigeria): “Penso d’essere un buon insegnante perché ho avuto buoni insegnanti che mi hanno permesso di procedere negli studi e nel lavoro. Se loro ci sono riusciti, penso di poter mettere anch’io la stessa passione e le mie competenze a servizio degli altri”.

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