Dal 2000 l’Office for civil rights (Ocr) del dipartimento federale dell’istruzione degli Stati Uniti ha cominciato a esaminare ogni paio di anni contenuti e metodi dell’insegnamento nelle scuole pubbliche del paese.
Steven Hsieh, giornalista di The Nation, dà notizia il 21 marzo del rapporto 2013-14. Sono state esaminate novantasettemila scuole pubbliche sotto il profilo del rispetto dei diritti civili per sesso, razza, provenienza nazionale, conoscenza dell’inglese. Guardare insegnamento e apprendimento in termini di diritti civili e discriminazione non dovrebbe stupire. È la scuola che può farci eguali. Ma può farci diseguali se non bada alle diversità di partenza degli alunni.
Se non ne tiene conto, non riesce a portare tutti a un pari livello di conoscenze. Magari senza volerlo. Crea disparità che, rimbalzando sulla società, aggravano le diseguaglianze. Perciò la questione dell’istruzione è una questione di diritti civili. Negli Stati Uniti le scuole dipendono dai singoli stati, gelosamente autonomi, ma il governo federale può orientarne l’attività producendo dati sul loro funzionamento.
Nessuno stato e nessuna scuola pubblica dichiara di volere discriminare, ma il rapporto mostra che di fatto i neri, i latinoamericani e gli indiani, soprattutto bambine e ragazze, rispetto ai bianchi (anglosassoni o assimilati) sono più esclusi dalle materne e dai corsi scientifici superiori, più puniti, sospesi ed esclusi da scuola, più affidati a docenti ancora inesperti o meno qualificati.
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