Tra il 4 e il 6 novembre si è tenuto a Doha, in Qatar, il sesto World innovation summit for education (Wise), sul tema della “creatività cuore dell’educazione”. Il summit assegna un premio molto ambìto, definito da alcuni il Nobel dell’educazione, e per la seconda volta, dopo Vicky Colbert, fondatrice di Escuela nueva in Colombia, l’ha vinto una donna, Ann Cotton, britannica.
Negli anni ottanta Cotton cominciò a occuparsi nelle scuole di Londra di cause e conseguenze del dislivello di scolarità di ragazze e donne rispetto ai maschi. Nel 1991 un viaggio di ricerca la mise dinanzi all’impasto di deprivazione economica e culturale che nei paesi africani soffoca la scolarità delle ragazze.
Si riteneva di solito che la causa fosse un pregiudizio culturale delle famiglie favorevole ai maschi. Il pregiudizio c’è, ma opera soprattutto in condizioni di grande povertà: famiglie non in grado di mantenere più d’un figlio a scuola scelgono il maschio perché trova lavoro più facilmente e presto. Bisognava progettare interventi economici e culturali a sostegno della scolarità femminile.
Così Cotton ha creato l’organizzazione non profit Campaign for female education (Camfed), che sostiene in Africa lo studio delle ragazze e poi le segue e guida agli inizi dell’attività lavorativa. Decine di migliaia di ragazze hanno spezzato il circolo vizioso di povertà e incultura e in parte sono diventate a loro volta maestre nelle scuole in Zimbabwe, Zambia, Tanzania, Malawi e Ghana.
Questo articolo è stato pubblicato il 14 novembre 2014 a pagina 94 di Internazionale, con il titolo “Oltre il cerchio della miseria”. Compra questo numero | Abbonati
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it