Alfredo e Violetta, se fossero studenti in cerca della miglior città del mondo per fare là l’università, non avrebbero ragione di lasciare Parigi e cantare il celebre duetto “Parigi, oh cara, noi lasceremo”.

Il gruppo britannico Quacquarelli Symonds (Qs) ha arricchito di anno in anno i modi di classificare e presentare le università e tra l’altro ordina i materiali non solo per università, ma per città universitarie. Cosa ragionevole. Sono tre milioni e mezzo gli studenti che ogni anno nel mondo lasciano la loro patria per andare a studiare in terra straniera e sono altri milioni quelli che all’interno di ciascuno stato lasciano la città dove sono nati per fare l’università lontano da casa.

Dimensioni del genere fanno intendere che, per quanto ancora grande possa essere il fascino dei campus isolati dal mondo o delle piccole città universitarie come Tübingen o Urbino, il flusso maggiore va verso le grandi città sedi di più università di grande prestigio. Si sceglie una città, non un’università.

Come mostrano di sapere i classificatori più attenti, negli anni dell’università non si vive di sole lezioni, ma di una molteplicità di stimoli formativi e prospettive di vita che naturalmente si addensano soprattutto nelle grandi capitali ideali e reali del mondo. Dove, soprattutto? Qs aggiorna annualmente una risposta. Per il 2015 le prime dieci sono Parigi, Melbourne, Londra, Sydney, Hong Kong, Boston, Tokyo, Montréal, Toronto, Seoul. Sperduta nei bassi ranghi troviamo anche un’italiana, Milano.

Questo articolo è stato pubblicato il 5 dicembre 2014 a pagina 107 di Internazionale, con il titolo “Parigi, oh cara”. Compra questo numero | Abbonati

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