I poveri non hanno voglia di lavorare, perciò sono poveri. Chi lavora non è povero. I bambini poveri a scuola vanno peggio degli altri. Ecco alcune convinzioni circolanti tra bambine e bambini in Francia, e non solo.

Un libretto di testi e fumetti, Stop aux idées fausses sur la pauvreté, mette a disposizione le informazioni che smentiscono questi luoghi comuni e aiutano a capire la realtà sociale. Lo ha messo ora in rete la Bibliothèque pédagogique di Royan, che produce, raccoglie e diffonde materiali per i diversi livelli scolastici sotto il titolo d’insieme Moi et les autres. L’obiettivo è delineare e sostenere percorsi educativi che concretino le idee della Charte de la laïcité à l’école lanciata più d’un anno fa dal ministro dell’istruzione Vincent Peillon.

Quindici regole generali definiscono cos’è una educazione laica. All’origine c’erano state le controversie su permesso o divieto del velo in classe per le alunne musulmane, ma la carta colloca la questione in un orizzonte assai più ampio. In esso, tra altre, si colloca anche la regola del non imporre o proporre nella vita scolastica simboli di una particolare credenza religiosa. La finalità voleva essere ed è orientare insegnanti e alunni verso un’educazione alla tolleranza e all’attiva convivenza culturale e sociale.

I materiali di Moi et les autres si offrono a insegnanti e genitori e agli stessi alunni per compiere questo cammino uscendo dalle secche delle intolleranze clericali e anticlericali.

Questo articolo è stato pubblicato il 16 gennaio 2015 a pagina 120 di Internazionale, con il titolo “Piccoli laici crescono”. Compra questo numero | Abbonati

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