Graham Brown-Martin continua a muoversi sulle vie del ripensamento radicale dell’istruzione. Dopo aver partecipato all’avvio di una rete internazionale di educatori, Learning without frontiers, appoggiata all’Unesco, l’ha lasciata nel 2013. Il World innovation summit for education (Wise) del Qatar gli ha affidato il compito di esplorare, con l’aiuto di quelle che lui chiama “le migliori persone del mondo”, in che modo si può reinventare la scuola con i suoi tradizionali modi di apprendimento. Le edizioni Bloomberg-Wise pubblicano i risultati di questa esplorazione, il volume Learning (re)imagined.

Brown-Martin pare avere tratto dall’esperienza qualche addolcimento del suo radicalismo. Per esempio i test di profitto non vanno bene, perché non misurano capacità d’innovazione e creatività, ma al momento è pericoloso sopprimerli, bisogna lasciarli avvizzire e svanire con lo sviluppo di una nuova scuola. La quale può svilupparsi, come scuola che insegna a innovare e creare, a patto che, come ha spiegato Graham il 26 marzo ad Amsterdam, si rinnovi l’intera società in cui la scuola opera.

Scuola che intanto, come in tanti paesi fa per esempio la fondazione Escuela nueva, può portare famiglie e gente del quartiere a condividere alcuni percorsi di riflessione e apprendimento con i figli che stanno studiando. In un’esperienza londinese ora avviata Graham propone a cinquanta alunni e famiglie temi come inquinamento dell’aria, benessere, salute.

Questo articolo è stato pubblicato il 17 aprile 2015 a pagina 96 di Internazionale, con il titolo “L’apprendimento ripensato”. Compra questo numero | Abbonati

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